Avete mai sentito parlare di “prenup”? Tra i divi di Hollywood è un documento legale molto diffuso perché permette di tutelare i patrimoni degli sposi in caso di divorzio. Ma come funziona l’accordo prematrimoniale in Italia?
Scoprite nell’articolo cosa dice la Legge italiana e cosa è possibile fare per redigere un patto tra chi ha deciso di sposarsi. È un argomento “spinoso” e poco romantico, lo sappiamo bene, ma vale la pena saperne di più.
Che cos’è un accordo prematrimoniale?
Conosciuto comunemente con il termine prenup, abbreviazione dell’inglese prenuptial agreement, l’accordo prematrimoniale è un documento redatto legalmente tra due persone che stanno per sposarsi. Alzi la mano chi ne ha sentito parlare almeno una volta nelle notizie di gossip internazionale o nei film hollywoodiani!
Lo scopo dell’accordio prematrimoniale è quello di proteggere beni mobili e immobili (ma non solo) nel caso in cui la coppia decida di dirsi addio. Per molti è uno strumento utile per evitare che ci si sposi per interesse o, in ogni caso, per evitare profondi dissidi e cause legali in un possibile divorzio. Importante: non è in alcun modo legato alle regole per l’annullamento della Sacra Rota.
Esiste il prenup in Italia?
Partiamo dalla risposta più immediata: l’accordo prematrimoniale in Italia non esiste. Non è contemplato nel nostro sistema normativo. Anzi, è considerato illecito perché i diritti e i doveri dei coniugi scaturiscono solo dall’atto di matrimonio e non possono essere contrattati prima che esso avvenga.
Il modello di contratto in vigore negli Stati Uniti (solo per citare uno dei Paesi che ne fa maggiore uso) non è mai stato tradotto giuridicamente, sebbene negli ultimi anni il Parlamento se ne sia interessato. Al momento, però, i DDL che propongono una revisione del Codice Civile, per consentire ai nubendi la stipula dell’accordo, si sono arenati.
Ci sono altri strumenti per redigere l’accordo prematrimoniale in Italia?
Dopo aver specificato che il prenup all’americana non esiste, possiamo però tranquillamente affermare che nel nostro Paese è comunque possibile stipulare dei patti. Questi devono avvenire tramite la consulenza di avvocati specializzati e, in ogni caso, non possono indicare regole contrarie all’ordine pubblico e al buon costume. Inoltre, non possono ledere i diritti strettamente legati al legame matrimoniale, ovvero fedeltà, gestione dei figli e coabitazione, e non devono andare a vantaggio di una sola parte.
Dopo aver specificato queste regole fondamentali, parliamo del patto tra gli sposi. Di che cosa si tratta esattamente? Ad esempio, durante la vita da sposati, possono redigere dei veri e propri contratti (in Italia vige la libertà contrattuale) per stabilire eventuali donazioni, gestire i patrimoni familiari o scrivere i testamenti. In particolare, riguardo alle donazioni va detto che quelle di modesto importo non necessitano nemmeno di atto pubblico, mentre per le altre serve la presenza di due testimoni e la consulenza legale.
Ma non solo: tante coppie stipulano un patto per decidere a chi siano assegnati gli animali domestici in caso di separazione. Non bisogna considerare negativamente questi tipi di patti, l’unica variante possibile di accordo prematrimoniale in Italia. Piuttosto, possono essere visti come semplici strumenti per facilitare la situazione nel caso in cui l’unione si dissolva. E non è certo ciò che desideriamo quando decidiamo di sposarci, quando siamo più focalizzati sulla ricerca dell'abito da sposa o della location, ma mai dire mai. Non è una sorpresa, poi, che la maggior parte dei matrimoni finisca proprio in seguito a questioni economiche.
E per chi non è sposato?
Le coppie che non hanno ancora fatto il grande passo o che non lo desiderano affatto compiere possono comunque optare per il contratto di convivenza tra non coniugi. Introdotto dalla Legge Cirinnà, disciplina i diritti e i doveri derivanti dalla convivenza stabile tra due persone.
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